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Ballerine
Anno
1918
Produzione
Do-Re-Mi
Paese
Italia
Regia
Lucio D'Ambra
Genere
Drammatico
Durata
53'
Note sulla copia
Versione ridotta

Ballerine

Il film, la copia, il restauro

«Ballerine» è un film drammatico muto italiano diretto da Lucio D’Ambra e prodotto dalla Do-Re-Mi nel 1918. Il Gosfil’mofond Rossii conserva l’unica copia nota del film sotto il titolo «Prima-Ballerina», con didascalie in lingua tedesca. Pur mantenendo l’originaria suddivisione in quattro parti, la versione esistente risulta ridotta rispetto all’originale, con una durata che si attesta a circa la metà della lunghezza iniziale. Le sequenze si presentano gravemente usurate e alterate. Il materiale è stato correttamente identificato dalla ricercatrice Tamara Shvediuk nel 2022.
La copia digitale, in qualità 4K, è stata effettuata a partire da un controtipo negativo di tarda generazione in 35mm, in bianco e nero, su supporto triacetato. Sulla base della sceneggiatura del primo atto, l’unica parte pubblicata in L’Arte Cinegrafica, a. I, n. 2, 15 giugno 1918, e n. 3-4, 15-31 luglio 1918, è stato possibile individuare i nomi originali dei personaggi. Il film è stato restaurato digitalmente nel 2024.

Trama

Il conte Mario [orig. Marco, n.d.r.], che vive con la madre cieca, si innamora di Colette, una ballerina, e la vuole sposare. Colette, che pure ama Mario, acconsente, ma trova in suo padre una inattesa opposizione al matrimonio. Ella si meraviglia, vuol fuggire di casa e suo padre finisce per rivelarle che Mario non è che suo fratello, frutto di antichi e illeciti amori tra lui e la contessa. Colette, disperata, se ne va a Parigi dove, con una vita di dissolutezze, cerca di attirarsi il disprezzo e l’oblio di Mario, ma invano, poiché questo la raggiunge, la perseguita con il suo amore e finisce per ucciderla.
Vittorio Martinelli, Il cinema muto italiano: i film della Grande Guerra, 1918, Nuova ERI-Bianco & Nero, 1991, p. 24, sulla base di recensione pubblicata in: Maxime, Corrispondenze. Da Milano, Cinema Giardini – Ballerine, “La Rivista Cinematografica”, a. 2, n. 10, 25 maggio 1921, pp. 59-60

Annuncio pubblicitario per la distribuzione italiana di «Ballerine», pubblicato in “In penombra”, a. 1, n. 1, giugno 1918, n.p.

Critica contemporanea

Ballerine della Do-re-mi. – Un dramma intimo, che si fonda su una disgraziata situazione famigliare, e un tragico epilogo che, nonostante appaia alquanto inverosimile, commuove profondamente. Artistica la messa in scena e buonissima la fotografia. La brava Mary Corwin ebbe in questo lavoro un degnissimo compagno: Ernesto Sabatini [sic] che diede prova del suo talento d’artista.
Max, Nei cinema di Alessandria – Cinema Centrale, “La Rivista Cinematografica”, a. 1, n. 19, 10 ottobre 1920, p. XX


Questa commedia fine e graziosa, di Lucio D’Ambra, dopo aver retto il cartello per vari giorni, al Modernissimo, di Roma, ha avuto pari successo al Moderno. E’ molto piaciuta la Maria Corvin, che oltre ad avere un bel visino ed una simpatica e formosa figura, riesce avvenente, composta e piacente nella sua azione.
Notizie varieBallerine, della “Do-Re-Mi” Film, “La Vita Cinematografica”, a. 9, n. 23-24, 22-30 giugno 1918, p. 95


Ballerine è un film drammatico che nell’opera cinematografica di Lucio D’Ambra si stacca dalla serie di commedie che comprende “La signorina Ciclone”, “Il Re le Torri gli Alfieri”, “Le Mogli e le Arance”, “Emir cavallo di circo” e “Napoleoncina”, e si riannoda invece a quel genere drammatico cui appartengono altri suoi film, quali “La chiamavano Cosetta, “Storia dei Tredici” e “Carnevalesca”. Questo dramma è fra tutti il più potente. Contiene una situazione drammatica che conduce l’azione dalla frivola, lieve e spumeggiante e spensieratezza d’un corpo di ballo a una tremenda tragedia in cui il passato si riflette nel presente, in cui gli innocenti pagano per i colpevoli. L’interpretazione di Ballerine è affidata a Mary Corvin, prima attrice della Do-Re-Mi e ad Ernesto Sabbatini. In Ballerine la Corvin, già trionfalmente rivelatasi, s’afferma attrice eccezionale oltre che donna di squisita bellezza e di straordinaria eleganza. Ballerine è il secondo film che Lucio D’Ambra ha messo direttamente in scena da sé. […] Nel film straordinaria ricchezza e varietà d’ambienti, lusso fantastico di messa in scena, “trovate” come il Cabaret delle Ombre a Montmartre, le parabole delle Vacche magre e delle Vacche grasse, delle Vergini saggie [sic] e delle Vergini folli e le caricature delle grandi attrici cinematografiche eseguite dal pittore Sciti. Altri interpreti di Ballerine, insieme a Mary Corvin e a Ernesto Sabbatini, sono due insegni artisti del teatro di prosa quali Gemma De Sanctis e Achille Vitti.
Notiziario – L’attività di Lucio D’Ambra, “In penombra”, a. 1, n. 1, giugno 1918, p. 52

Dalla penna di Lucio D’Ambra

Non l’ho scritto, il film, ma i miei attori già lo conoscono. Me li son raccolti attorno, una sera, e ho raccontato loro, così come si racconta a tavola dopo il caffè, tra una sigaretta e l’altra, la piccola storia che, in una serie di immagini, vorremo insieme raccontare. Se non sanno stamattina che cosa esattamente faranno, sanno già da un mese, molto esattamente, chi sono. Sono gli interpreti di Ballerine, sono Susetta [sic], la piccola ballerina dai capelli d’oro, sono il vecchio pittore Germani intossicato di vita mancata e di alcool, sono il marchese Tralalà, moscone nero tra le ballerine bianche, sono Tina, Pina e Coccodè, Pipelet e monsieur Gibus, il portinaio pieno di cuore e il coreografo tutto vezzi. Ecco Mary Corvin che esce dal suo camerino nella bianca tarlatana di Susetta, la chioma bionda chiusa nella piccola corona di roselline artificiali. Che gesti precisi venga a fare in teatro Mary Corvin non sa, né chiede di sapere. Ma sa già che è Susetta gaia e dolorosa, nella sua vicenda chiusa tra due Natali, è già Susetta leggera e grave in ogni suo sguardo, in ogni suo gesto, in ogni suo atteggiamento. Ecco Achille Vitti che viene a raggiungerla. Non sa dove sarà seduto. Non sa neppure se avrà dove sedere, ma sa d’esser Germani, sa che è Germani, è già Germani dai capelli ai piedi. Ecco, dopo di loro, Ernesto Sabbatini. Dove porterà quest’oggi il tormentoso amore di Marco d’Arna? Nella camera di Susetta? Nella stanza della mamma cieca? Nel cabaret di Montmartre? Non sa. Ma sa il suo dramma. E lo vive. È pronto a viverlo. È già suo, è già in lui. La personificazione è avvenuta. E questo è l’essenziale.
Lucio D’Ambra, Come metto in iscena i miei “films”, “La Vita Cinematografica”, a. 8, numero speciale , dicembre 1917, p. 145

Note

Alcuni esterni del film sono stati presumibilmente girati nei pressi del Teatro Costanzi, oggi Teatro dell’Opera, di Roma. Se confermato, esso è parzialmente visibile nella sua configurazione originaria, antecedente dunque alla radicale ristrutturazione e ampliamento del 1926 a cura dell’architetto Marcello Piacentini.

La qualità visiva del film risulta gravemente deteriorata e presenta significativi segni di usura e di rimontaggi. Per questo specifico titolo, il restauro digitale si è concentrato esclusivamente sulla risoluzione di alcuni problemi maggiormente rilevanti, nella misura in cui è stato possibile.